Clay
Regazzoni Fascino e grinta al volante
Viveur, danseur, tennista, calciatore e, a tempo perso, pilota. Clay Regazzoni, il brillante, intramontabile Clay, ospite d’onore ideale per le più disparate manifestazioni alla moda. “Lo contattai nel 1969.
L’anno dopo vinse un memorabile GP d’Italia. Poi si affinò come stile e temperamento, che era fra i più audaci fino a diventare un ottimo professionista. Gli avversari lo hanno sempre rispettato”:così Ferrari lo giudicò.
L’esordio è burrascoso: in F2 viene squalificato a Monza per un sorpasso proibito (erano esposte le bandiere gialle per un incidente) e quindi è coinvolto nella fatale collisione Chris Lambert a Zandvoort.Ne esce tuttavia assolto.
Corre con la Tecno. Infine passa a Maranello.
In due riprese disputa 77 gare. Alterna momenti favolosi a periodi meno positivi, ma è sempre combattivo. E’ lui a proporre l’ingaggio di Lauda, poi ne soffre la concorrenza. Lascia la Ferrari nel 1976 dopo aver vinto ancora a Long Beach (Usa Ovest). Prosegue l’attività per tre stagioni piene (1° con la Williams a Silverstone) e proprio a Long Beach, il 30 marzo ’80, con la Ensign piomba sulla Brabham di Zunino ferma sul circuito. L’urto gli provoca lesioni alla spina dorsale.
E’ costretto sulla sedia a rotelle ma continua a correre (nel ’97 va al raid Panama-Alaska) e si batte a favore degli handicappati.
Fonte: "I cinquant' anni della Ferrari"
(La Stampa)
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