È probabile che molti appassionati sportivi non ricordino perfettamente il circuito Catalunya di Barcellona. Eppure si tratta di uno dei tracciati più apprezzati fra le scuderie e i piloti di tutto il mondo per la sua varietà e per i rettilinei che si concludono in curve piuttosto ampie e veloci. La sua scarsa popolarità deriva in parte dal fatto che la sua costruzione è relativamente recente. La prima corsa di Formula Uno venne disputata qui, infatti, nel 1991. La griglia di partenza si trova lungo un immenso rettilineo, dove le auto possono superare i 320 chilometri orari prima di rallentare per prendere la curva Elf, leggermente in salita. Ed è proprio in questa curva, dove spesso i piloti sono portati a frenare in ritardo, che molte vetture sono state protagoniste di spettacolari incidenti. Nella curva Renault, a causa della forza centrifuga, le monoposto sono trascinate verso le ampie e profonde buche di sabbia, che attutiscono i rischi dei frequenti fuori pista. Dopo la curva Renault c'è quella Seat, molto stretta e da affrontare ad appena 75 chilometri l'ora. Successivamente la velocità aumenta, non appena si arriva alla curva successiva (a sinistra) e si rallenta nuovamente all'imboccare della curva Wurth, sulla sinistra. Le auto riprendono velocità verso la Campsa. Una volta sorpassata, si imbattono nella stretta svolta della Nissan, modificata dopo i tragici episodi di Imola nel 1994, e che immette le monoposto di nuovo sulla dirittura d'arrivo. L'ampia curva del Banc de Sabadell riporta l'auto al punto di partenza (e d'arrivo) lungo il rettilineo Caixa. La superficie del manto stradale non facilita il lavoro dei piloti. Inoltre, lo sporco che si accumula sul tracciato dalle campagne che stanno attorno al tracciato, combinato con le pressioni che esercitano le curve chiuse, creano spesso un consumo eccessivo dei pneumatici. Il fatto di dover spesso rientrare ai box fa sì che le scuderie debbano sbizzarrirsi nel cercare soluzioni alternative e tattiche di gara vincenti. |