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 ANALISI DEL CIRCUITO

La pista di Imola è tragicamente legata alla morte del leggendario Ayrton Senna e a quella del pilota austriaco Roland Ratzenberger, avvenute entrambe nel tragico week end del primo maggio del 1994. Da allora la pista ha subito molte modifiche per renderla più sicura e meno veloce. Per la maggior parte dei tifosi e dei tecnici il circuito ha perso tutto il suo fascino dopo che la mitica curva del Tamburello, dove Senna perse la vita e Berger fu protagonista di un pauroso incidente nel 1989, è stata di fatto cancellata con una doppia chicane, che riduce in modo drastico la velocità nel tratto che segue la partenza. Al momento di entrare nella Curva del Tamburello si raggiunge infatti una velocità di 300 km l'ora. Subito dopo si rallenta alla prima curva a sinistra da affrontare, adesso, a 130 km orari. La seconda parte del Tamburello si prende ingranando la quarta, a circa 190 all'ora. Questa parte del tracciato è forse la più complicata, ma è importantissimo mantenere una buona velocità per arrivare bene alla curva Villeneuve (dove perse la vita Ratzenberger nel 1994). Si giunge alla doppia curva Villeneuve a circa 300 Km l'ora: nella prima parte s'ingrana la quinta e nella seconda si riduce fino alla terza. Si accelera lungo il piccolo rettilineo che porta alla Tosa (dove Pironi nel 1982 rischiò un grave incidente). La Tosa si prende in seconda, a circa 90 Km l'ora, e bisogna stare molto attenti perché c'è poca aderenza. Si arriva quindi alla Piratella, una sterzata in salita molto difficile che si prende in quarta a una velocità di 160 km orari. Da qui si scende con una leggera pendenza verso la doppia curva a destra delle Acque Minerali, che si affronta in quarta nella la prima parte, mentre si deve scalare in seconda per il tratto finale. La curva può facilmente ingannare perché finisce in salita e c'è pochissima aderenza. Raggiunta la collina a 280 km orari ci si avvicina alla Variante Alta, una chicane molto veloce che si prende in terza a 130 Km l'ora (qui Michael Andretti andò fuori pista nel 1993). Si riprende il controllo raggiungendo i 300 km l'ora man mano che ci si avvicina alla curva della Rivazza. È molto dura per i freni, perché si avanza in discesa (Prost andò fuori pista sul bagnato nel 1992, addirittura durante il giro di ricognizione, scatenando l'ilarità del rivale di allora Ayrton Senna). La prima parte della Rivazza richiede una doppia sterzata a sinistra, quindi in seconda marcia, e subito in terza per il tratto finale. Ancora una volta l'aderenza è scarsa e si avanza in discesa. Il segreto di Imola sta davvero nell'abilità dell'uso delle marce. Anche quando si affronta la Variante Bassa, dove Barrichello ebbe un violento incidente nella maledetta edizione del 1994. Nella parte finale si sfreccia a 280 km l'ora, prima di rallentare a meno di 90 km l'ora (in seconda marcia) in prossimità della biforcazione che porta alla pit lane. È facilissimo sbagliare l'ultima asperità: ne ha pagato le conseguenze Hakkinen nel 1999, finendo sul muretto di contenimento quando era in testa. A Imola le scuderie solitamente scelgono una carica aerodinamica media, anche se la necessità di frenare implica l'uso di sospensioni rigide che rischiano di compromettere l'aderenza della macchina.

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