Alberto
Ascari Signore
del volante
Figlio di un pilota – il padre Antonio era rimasto vittima di un incidente a Monthlèry quando Alberto aveva 7 anni - , Alberto Ascari viene attirato dalla carriera di pilota.
Dopo aver gareggiato in moto, con la Bianchi dal 1937, guida la madre delle Ferrari, la T815, nella Mille Miglia del 1940. Dopo il conflitto, il milanese riprende con la Cisitalia, poi con la Maseratti. A fine ’49 viene chiamato alla Ferrari insieme con Villoresi.
Due vittorie nel ’51, al Nuerburgring e a Monza, sulla 375F1 V12. E nelle due stagioni successive il milanese domina il Mondiale, conquistando il titolo. Nel ’52 vince tutte le gare di F1 cui partecipa [ 6] e nel ’53 ottiene 5 primi posti su 9 prove.
All’ apice del successo, pilota raffinato che si esprime al massimo quando è in testa, passa alla Lancia che però non è competitiva. Stagione frustrante: Alberto – detto Ciccio- corre in 5 Gp con Maserati e Ferrari e infine con la Lancia. Nel 1955, con la D50 V8, Ascari si ritira in Argentina e a Montecarlo è protagonista di un incidente spettacolare finendo nelle acque del porto.
Si salva, riportando solo ferite al volto. Quattro giorni dopo va a Monza e chiede di provare la Ferrari dell’amico-allievo Castellotti. Esce di pista, muore. Una tragedia che lascia molti interrogativi
Fonte: "I cinquant' anni della Ferrari"
(La Stampa)
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